Dedicato al sito fossilifero situato a circa 1.180 metri sul livello del mare sulle pendici del Monte Greco, posto a nord dell’abitato. Il sito, scoperto nel 1991, si caratterizza per l’eccezionale presenza di ossa e denti di vertebrati terrestri concentrati in calcareniti e marne del Tortoniano inferiore, databili attorno a 10 milioni di anni fa.
Dopo la visita al centro museale, attraverso un sentiero geologico ambientale, lungo il quale alcuni pannelli didattici illustrano la storia del paesaggio naturale e antropico, si raggiunge il sito paleontologico.
Tra i reperti fossili esposti nel centro museale, i più interessanti sono i resti degli artiodattili primitivi, tutti appartenenti al genere Hoplitomeryx, da cui ha origine il nome del centro di documentazione. La famiglia degli hoplitomerycidi si distingue da altri artiodattili sia per il fatto che alcuni dei suoi rappresentanti avessero il cranio munito di numerose corna (da cui il nome del genere che significa “ruminanti armati”) e robusti canini superiori, sia per alcune singolari saldature tra le ossa dei loro arti posteriori. Nel corso degli anni sono state recuperate moltissime ossa di hoplitomericidi che attestano la presenza di diverse specie. Tutte hanno la caratteristica di condividere molti tratti morfologici, pur essendo nettamente differenziate in termini di struttura dentaria e proporzioni degli arti. Le varie specie sono dunque derivate da uno stesso ceppo progenitore, ma esprimono anche l’adattamento ad ambienti diversi, relativamente ampi, compresi in un’area abbastanza estesa.
La presenza di tartarughe palustri e di coccodrilli conferma la presenza di acqua sia dolce che salmastra e di un clima caldo umido sub-tropicale. Gran parte dei frammenti di guscio di tartaruga appartengono al genere Mauremys, un genere attualmente estinto in Italia, ma che sopravvive nelle penisole Iberica e Balcanica, nonché in aree extraeuropee, altri resti di dimensioni maggiori sono riferibili ad una testuggine terrestre di media taglia, al momento non determinabile. Il rinvenimento di una mandibola di coccodrilloconferma la presenza di Crocodylus. Questo genere, di origine africana, è stato ritrovato in Europa in soli tre siti del miocene: in Toscana, sul Gargano e a Scontrone.
Particolarmente interessanti i ritrovamenti di frammenti di mandibole e denti, ancora in corso di studio, relativi ad un insettivoro gigante primitivo, Deinogalerix, presente anch’esso con più specie.
La fauna di Scontrone è molto bizzarra, ma non è la sola che conosciamo. Una compagine molto simile, seppure più recente, fu rinvenuta nel Gargano, in Puglia. La presenza di elementi faunistici comuni in queste due località indica l’esistenza di una terra emersa fra l’Abruzzo e la Puglia che rimase isolata per più di 4 milioni di anni dopo che i colonizzatori vi si furono stanziati, un’ipotesi questa avvalorata anche da evidenze geologiche. Le faune terrestri hanno colonizzato l’area provenendo dall’Europa centrale o dall’Asia, passando dai Balcani ed infine raggiungendo l’antica terra apulo-abruzzese attraverso una striscia di terra emersa nell’Adriatico, all’incirca dove oggi si trovano le isole Tremiti.
Il Centro di Documentazione è dotato di una postazione multimediale, dove è possibile approfondire i temi illustrati nel museo e di un diorama di grande suggestione che ricostruisce gli antichi ambienti miocenici.
Dopo la visita del centro museale, attraverso un breve sentiero geologico ambientale (circa 800 metri di lunghezza e 120 metri di dislivello), lungo il quale alcuni pannelli didattici illustrano la storia del paesaggio naturale e antropico si raggiunge il sito paleontologico. Qui durante la buona stagione, previo accordo con il gestore del centro, è possibile visitare un settore del giacimento predisposto per l’osservazione diretta dei resti fossili da parte dei visitatori.
Il sito nel 1993 è stato dichiarato di particolare interesse scientifico e protetto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ai sensi della ex legge di tutela 1089/39 oggi Decreto Legislativo 42/2004.
Dal 1 al 3 marzo 2011 a Scontrone si è tenuto un congresso internazionale di geo-paleontologia dal titolo “NEOGENE PARK – Vertebrate Migration in the Mediterranean and Paratethys”, seguito da due escursioni post-congresso.
Il congresso organizzato dal comune di Scontrone, il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Torino, il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze, il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo ha avuto l’obiettivo di promuovere un confronto interdisciplinare nell’analisi delle migrazioni di vertebrati neogenici nel Mediterraneo e nella Paratetide.
Sono convenuti 60 partecipanti dei quali 31 relatori da diverse località europee e dal Nord America. Il confronto ha coinvolto paleontologi, zoologi, stratigrafi, sedimentologi e geologi regionali impegnati nella ricostruzione paleogeografica di queste aree in questo particolare intervallo geologico.
I relatori hanno dunque fornito notizie sulla paleobiogeografia, paleogeografia e sulla ricca biodiversità terrestre ed acquatica nel Paleomediterraneo e nella Paratetide.